Prendo da wikipedia una parte di definizione di anestesia: “gli scopi dell’anestesia sono: la soppressione dello stato di coscienza, l’abolizione del dolore, il rilassamento dei muscoli, l’abolizione del ricordo e la riduzione delle complicazioni legate allo stress chirurgico”.

Questo elenco illustra perfettamente quello che inconsapevolmente cerchiamo di fare tutti i giorni per sopravvivere, ci induciamo uno stato anestetizzato. Quindi il primo passo verso la realizzazione di sé è diventare sensibili. Percepire e accogliere. Riconoscere ciò che ci circonda e chi siamo. Sentire il dolore e la paura, sentire le tensioni muscolari, essere coscienti e riconoscere lo stress da traumi o ferite, ricordare.

Il primo punto nell’elenco dell’anestesia è la soppressione dello stato di coscienza.

Allora leggo Lowen che dice: “Nell’ultimo decennio si è sviluppato un interesse crescente per ciò che viene chiamato espansione della coscienza. […] La bioenergetica ha contribuito a questo sviluppo e si inserisce nell’impostazione umanistica; è importante perciò capire che ruolo svolga in essa la coscienza e come la terapia bioenergetica contribuisca ad espanderla. […] Questo sviluppo mi suggerisce che molti vivono questa cultura come confinante e costrittiva e si sentono soffocati psichicamente dal suo crescente orientamento materialistico. La gente prova un bisogno disperato di immettere aria fresca nella mente e nei polmoni”.

Vivere aisthesis è un primo passo fondamentale verso la percezione e la consapevolezza di sé.

Diventiamo percettivi, vitali attraverso il movimento, l’osservazione visiva uditiva, tattile. Anche la mente, come sesto senso è un canale. Uscire dal nostro stato anestetizzato, fatto di insoddisfazione, insensibilità, indifferenza e riconoscere a che punto siamo nella nostra vita, qual’è la propria situazione personale. Diventare sensibili per trovare nuovi modi e relazioni, azioni creative che mirino alla salute e alla guarigione. Diventare sensibili è espansione della coscienza.

Mentre scrivo questo non posso non ricordare il senso di guarigione, di ‘aria fresca’ che si sprigiona durante un Laboratorio di Esperienza bioenergetica, una magia che si è ripetuta anche ieri sera. Succede ad ogni incontro e i partecipanti arrivano proprio per ritrovare la loro sensibilità, umanità, leggerezza, gioiosità, relazione sana. Quindi al di là delle teorie, ogni Laboratorio regala l’incontro con se stessi, con la propria coscienza in espansione.