Il motivo per cui, quando ho fondato l’Istituto Aisthesis, l’ho definito in questo modo lo trovo ben espresso da Vito Mancuso in queste frasi: “… io penso che il senso umano del vivere si esprima come superamento di sé. Lo si comprende dal fatto che ogni vera esperienza estetica è sempre anche un’esperienza estatica, perché conduce il soggetto a uscire da sé verso una dimensione più grande. Il termine estetica va inteso qui nel significato originario greco di “sentire, percepire, captare”: ogni vera esperienza estetica rimanda alla percezione di un livello di realtà al di là dell’ordinaria attestazione dei sensi e che per questo fa uscire da sé, secondo il significato del termine estasi. Estasi è un termine nebuloso che può insospettire e di fatto insospettisce molte menti desiderose di chiarezza e di sobrietà. Ma come nominare l’emozione dell’intelligenza e delle viscere di fronte alla bellezza acceccante della vita che si manifesta in un paesaggio naturale, in un’opera d’arte, in una musica, in uno sguardo? … Il sublime infine ci fa comprendere che la bellezza è la via, non la meta”.
Potremmo perderci nel comprendere che l’esperienza estetica è un percepire con i sensi e, pensando ai greci antichi e al magnifico libro di Hillman, in reltà è la risposta estetica del cuore. Ma è lo stupore, la meraviglia di fronte alla percezione della bellezza che ci può far andare oltre i nostri limiti. Oltre l’io e le nostre percezioni cristallizzate e fisse.
Le attività dei nostri laboratori sono un forma concreta per creare questa connessione, per ritrovare il sentire che conduce all’estaticità. Ascolto, movimento, contemplazione, espressione ecco i nostri strumenti, declinati in vari modi: esercizi, meditazione, arte, relazione.
La bellezza è la via ed è l’insieme di tutto.
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