abitare il corpo
Stress e trauma
La pandemia ci sta costringendo a vivere una condizione di forte stress. Gli effetti del perdurare di questa situazione si manifestano nelle persone e nella collettività.
Possiamo parlare della pandemia come di un profondo trauma sociale e individuale con evidenti effetti da stress traumatico. E’ un trauma presente, non possiamo ancora raccontare di un evento passato o di effetti post traumatici. E’ in atto un vero shock, una stimolazione psicologica intensa che colpisce l’umanità.
Per quanto capaci di resilienza, questa esperienza sta lasciando tracce nelle persone e nella collettività.
Tutti noi siamo accomunati dalla stessa esperienza traumatica, vi siamo immersi, proprio per questo ci risulta ancora difficile vederne gli effetti psicologici e comportamentali. Siamo travolti dalla stessa fonte di stress e non abbiamo nessuna distanza temporale che possa permettere una elaborazione lucida.
Inoltre normalmente un trauma è circoscritto. Può esplodere in una comunità che viene travolta da un terremoto, da una siccità; oppure in una famiglia che subisce lutti, separazioni; in una persona che subisce violenza, ma è pur sempre circoscritto. Colpisce gli interessati e i suoi famigliari, un’area geografica, però rimane sempre un’altra parte ‘sana’ che si prende cura, che assiste e aiuta. Una parte che non viene toccata direttamente dal trauma e che quindi mantiene vitalità e lucidità: è la parte che soccorre, che si attiva per la cura.
Ma adesso la pandemia è mondiale, lo stress è collettivo, la pressione psicologica è di tutti. Dove e come intravedere la sicurezza?
Reazioni
Il trauma, per definizione, è intollerabile, insopportabile e questa condizione pandemica sta diventando insostenibile portando con sé forti insofferenze, dissociazioni o negazioni, comunque innumerevoli comportamenti reattivi.
Un esempio eclatante di atteggiamenti reattivi sono state le scene dei pestaggi di gruppo organizzati dai giovani. Inoltre la rabbia, negli adolescenti, ma non solo in loro, quando non è espressa può essere rivolta anche verso se stessi, prendendo forme di autolesionismo, chiusura esasperata, depressione. C’è sempre stata poca educazione al conflitto, alla gestione della rabbia o della frustrazione e questa carenza, in una situazione di emergenza come questa, emerge ancora più chiaramente.
I giovani rischiano di crescere insicuri e ansiosi.
Un individuo che non ha di fronte a sé il suo percorso esistenziale e progettuale costruisce una collettività che fatica ad evolversi o ad assorbire rimettendo in circolo aggressività e reattività.
Una situazione traumatica come questa pandemia sta producendo cambiamenti psicologici reali in ognuno di noi, lascia tracce nella mente e nelle emozioni, nella nostra intimità e capacità di contatto.
La mancanza di contatto, usando un gioco di parole, sta diventando sempre di più una ‘mancanza di tatto’. Una mancanza di tatto verbale e comportamentale. L’istinto sta prendendo il sopravvento (invasione di supermercati inizio pandemia, assembramenti irresponsabili) e rischiamo sempre più di entrare nella logica della sopraffazione, del ‘ci sono prima io!’.
Gli atteggiamenti delle persone traumatizzate e spaventate sono dovuti a modificazioni cerebrali reali, ci dicono le neuroscienze, non derivano da debolezze morali o da scarsa educazione. Queste nuove discipline ormai ci sanno dire come vengono compromesse le aree cerebrali a causa di traumi subiti.
Il distanziamento, la diffidenza, la mancanza di contatto, di relazione diretta sta creando un senso di insicurezza e di ansia diffusa e profonda. Così anche la nostra percezione fisica, corporea viene compromessa e con essa il sentirci vivi, presenti, svegli e la spontanea capacità di provare gioia.
I nostri confini corporei, emotivi e cognitivi sono messi a dura prova dalla paura e dallo stress.
Il trauma è attivo, è in corso, prendiamo atto che il nostro sistema psicofisico è in sofferenza.
Risposte
È essenziale mantenerci coinvolti nella nostra vita quotidiana, avere attenzione, sviluppare l’ascolto percettivo e sensoriale affinchè si possa restare nel presente in modo equilibrato avendo cura di noi stessi e degli altri.
Occorre focalizzarci e ancorarci nell’osservazione attenta, direi capillare, dei cambiamenti in atto a partire da noi stessi, se non vogliamo restarne sopraffatti, inconsapevolmente disturbati.
Osserviamo la nostra plasticità mentale e la nostra resilienza.
Fatichiamo a percepire e a valorizzare la parte ‘sana’ che può venirci in soccorso, ma essa esiste è a portata di mano. La risorsa e l’ancoraggio ci vengono offerti dal nostro corpo.
Il nostro corpo violato, isolato e rinchiuso, minacciato dal virus e dalla rabbia è anche la nostra zattera di salvataggio.
Occorre ritrovare nel corpo le esperienze che contrastano in modo profondo e viscerale la chiusura e l’impotenza, l’isolamento e la rabbia. La cura e la malattia sono nello stesso luogo, l’aiuto ci è dato dalla nostra consapevolezza corporea.
Lo stress viene accumulato nelle tensioni, nelle anestesie di aree corporee, è immagazzinato nella nostra realtà psicofisica.
Abitare il corpo
Ma sciogliere tensioni è la cura. Abitare il corpo è la cura.
Ritrovando noi stessi nelle nostre sensazioni attiviamo le risorse curative e lenitive.
Ecco che percepire il nostro ambiente corporeo sicuro e sano diventa una condizione imprescindibile per ‘igienizzarci’e ‘sanificarci’ dal contagio del trauma, dall’invasione e dalla paura, recuperando di conseguenza un comportamento meno reattivo.
Abitare un luogo sicuro come il nostro corpo è l’antidoto allo stress da trauma.
Durante un Laboratorio di Biocreatività Energetica® o in un incontro individuale risvegliamo le nostre percezioni e sensazioni, costruendo in questo modo il nostro ambiente sicuro.
Essere consapevoli di ciò che succede nel corpo ci permette di navigare con sicurezza nella nostra vita.
Questo è anche il viaggio alla scoperta di sé, che non si conclude mai perché non c’è terra promessa, ma essere attrezzati, soprattutto in una tempesta di questa portata come la pandemia, ci permette di riuscire, di capire e anche di evolvere.
Consapevolezza e conoscenza sono gli strumenti a nostra disposizione per essere resilienti.
La forza curativa della consapevolezza corporea la ritrovo ad ogni Laboratorio, anche se online, e negli incontri individuali.
Infatti il metodo creato dall’Istituto Aisthesis è di grande supporto in una situazione di stress traumatico come questa. Un metodo in cui l’ascolto è importante, perché parlare permette a noi stessi di conoscere e capire cosa ci succede, e gli esercizi permettono al corpo di avere esperienze rassicuranti e conoscitive che ci inducono ad abitare il nostro corpo e che contrastano l’insicurezza e lo stress.
Appena sarà possibile riprenderemo in presenza e in sicurezza gli esercizi e il lavoro biocreativo di consapevolezza, sono previsti incontri gratuiti di prova.
alessandra.m.trento
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.