Radicamento
Un concetto fondamentale dell’Analisi Bionergetica è quello di grounding.
Lowen lo sintetizza con queste parole: “Grounding significa mettere una persona pienamente in contatto: con la realtà del suolo sul quale si trova con la realtà del suo corpo che è la condizione del suo sentirsi una persona con la realtà della sua sessualità con la realtà della situazione della sua vita”.
Il punto cardine che emerge immediatamente nella definizione di Lowen è: “essere in contatto con la realtà” e ciò significa essere profondamente consapevoli ed avere esperienza di ciò che accade dentro e fuori di noi. Grounding è recuperare la capacità di contatto e la comprensione della realtà.
Esaminando questa definizione nei suoi vari aspetti, possiamo dire che dal punto di vista fisico è la sensazione del contatto tra i piedi e la terra, è la qualità d’incontro tra la pianta del piede e il suolo cioè quanto i nostri piedi “toccano” terra.
La posizione emblematica che ci porta più chiaramente a queste percezioni è la “posizione di base”. Questa infatti è la posizione con cui si inizia sempre una classe di bioenergetica.
Gli elementi di questa postura ci danno la possibilità di percepire fisicamente il contatto con il suolo e sono: i piedi a una certa distanza tra loro e paralleli, le ginocchia flesse e detese, la posizione del bacino leggermente ruotata all’indietro. Tutto l’assetto del corpo è tale da permetterci di lasciar “scendere” verso il basso il peso corporeo.
Grounding da un punto di vista metaforico e simbolico vuol dire che la persona ha i “piedi per terra”, non è “tra le nuvole”, ha una sua posizione, sa dove si trova e sa chi è; è in contatto con la realtà della sua esistenza e con la situazione della sua vita.
Grounding da un punto di vista emotivo aumenta il senso di sicurezza perché la persona sente la terra sotto di sé (terra intesa simbolicamente come madre-terra, come la madre genitrice); ma perché ciò avvenga deve “lasciarsi scendere”. Questo movimento emotivo verso il basso serve a scaricare la tensione o l’eccitazione eccedente, serve a “collegare” perché quando una persona si sente molto carica tende invece ad andare verso l’alto, tende a “de-collare”; in questa condizione, nonostante l’eccitazione, vi è un elemento di angoscia collegato inconsciamente al pericolo di cadere. Collegarsi con la terra cioè “lasciarsi scendere” può voler dire sperimentare l’ansia e la paura di cadere, l’ansia di lasciarci andare e abbandonarci alle sensazioni.
La difficoltà a “essere” nelle gambe è legata anche alla paura di star soli, a una confusione tra autonomia e paura di abbandono; ma solo sentendo le nostre gambe e la fiducia nel supporto-terra possiamo recuperare un vero movimento autonomo e una vera sicurezza emotiva.
Grounding è anche lasciarsi scendere nella realtà del proprio corpo; ciò significa essere in ascolto e rilevare ogni volta le proprie sensazioni, percezioni ed emozioni. Durante gli esercizi espressivi ma, soprattutto nella fase di rilassamento e integrazione, grounding non è una semplice osservazione della propria realtà corporea ed emotiva ma è un ascolto attivo perché non si può essere solo degli spettatori impotenti.
La nuova fisica, la fisica quantistica, ci insegna che un osservatore non può osservare senza alterare ciò che vede. Osservatore e cosa osservata sono correlati in modo reale e fondamentale. La natura di questa correlazione può essere utilizzata in senso analogico ma resta sempre più comprovato il fatto che la distinzione fra il “qui dentro” e il “là fuori” è un’illusione e che l’accesso al mondo fisico avviene solo tramite l’esperienza. La teoria quantistica ci dice che ciò che noi solitamente indichiamo come realtà fisica non è altro che una nostra costruzione cognitiva e possiamo sperimentare solo la nostra “interazione” con la realtà.
Essere in contatto è divenire consapevoli di questa interazione. Per mondo fisico possiamo pensare al mondo esterno a noi ma anche al nostro mondo interno. Escludendo che possiamo essere dei semplici osservatori possiamo dire che “l’atto vitale è quello di partecipazione”. “Colui che partecipa è incontrovertibilmente il nuovo concetto introdotto dalla meccanica quantistica” (John Wheleer).
L’atto vitale di partecipazione con una contrazione muscolare o con uno stato emozionale crea la “probabilità” di accadimenti/cambiamenti.
Diventare consapevoli di una rigidità, di un sentimento nascosto, di un pensiero, è interagire con esso. Il frutto di questa partecipazione lo fa saltare a un nuovo stato, è un passaggio di tipo “salto quantico” e la nostra conoscenza, l’espressione che possiamo avere di noi stessi può cambiare.
Grounding è conoscere in questi termini, è una conoscenza profonda e mutevole nello stesso tempo.
Grounding è anche contattare la realtà della propria sessualità.
Negli esercizi in cui ci lasciamo scendere verso il basso contattiamo la metà inferiore del nostro corpo. Ciò accade proprio perché spostiamo il centro di gravità nella pelvi.
E’ la parte del nostro corpo più vicina alla natura animale e le sue funzioni sono di locomozione, secrezione e sessualità, quelle più istintive, le funzioni legate al pensiero, al linguaggio e alla manipolazione dell’ambiente hanno sede nella metà superiore del nostro corpo.
Nella nostra cultura occidentale ci è più facile identificarci con i processi mentali, diamo infinita importanza al pensiero, alla “testa”; spostare il nostro centro nel ventre, nella pelvi è recuperare un punto di vista diverso e anche un movimento più armonico e naturale, un movimento che gli orientali ricercano con le loro discipline. Infatti il mondo orientale riconosce l’importanza di avere il proprio centro (Hara) nel basso ventre.
Entrare in contatto con il proprio addome, rilasciare la muscolatura e le tensioni addominali ci permette di percepire le nostre sensazioni sessuali.
Il ventre è anche la sede della vita ed esserne in contatto ci può procurare emotivamente un profondo senso di sicurezza proprio come quando sentiamo di avere il supporto della madre-terra.
L’ultimo modo che Lowen utilizza per definire grounding è quello di essere in contatto con la realtà delle situazioni della propria vita.
Finora abbiamo parlato delle percezioni del mondo “dentro di noi”, ma questo aspetto appartiene più al mondo “fuori di noi”, o meglio è la consapevolezza della nostra partecipazione vitale al mondo e agli eventi della nostra vita.
Possiamo usare un parallelismo tra il modo in cui entriamo in contatto con il nostro corpo e quello con cui entriamo in contatto con il nostro ambiente e con le situazioni esterne a noi (esistenziali). Riconoscere una tensione muscolare o una situazione della nostra vita ci richiede una consapevolezza di interazione. E’ un’interazione che avviene a due livelli: di tipo percettivo, corporeo e di tipo analitico, quando accade la rielaborazione dei vissuti emozionali.
Noi non abbiamo una percezione oggettiva della realtà, possiamo solo essere in contatto con i nostri vissuti rispetto alla realtà. Possiamo conoscere attraverso la consapevolezza della nostra esperienza che però è composta da distorsioni e da forme immaginative che si sono formate nel nostro passato.
Essere consapevoli dell’esistenza di questo “filtro” di distorsioni con la realtà lo può rendere a volte meno denso, dandoci la possibilità di entrare in contatto con l’altro, con l’esterno. Considerare la sua presenza è già un modo di partecipazione che può creare probabilità di accadimenti/cambiamenti e il risultato può essere un passaggio a un nuovo stato, “un salto quantico”.
Essere in contatto con se stessi mantenendo una posizione di grounding è anche il modo più vero per poter entrare in relazione con l’altro.
Essere radicati è riuscire a prendersi la responsabilità dei propri vissuti, riconoscerli e accettarli per non proiettarli fuori di noi oppure per non anestetizzarli esattamente come una tensione muscolare cronica.
Diventare responsabili dei nostri vissuti ci permette di riconoscere la realtà delle situazioni della nostra vita e questo è grounding.
E’ interessante osservare come il concetto di grounding, sintetizzato da Lowen in quattro punti, ci rivela l’essenza complessiva dell’analisi bioenergetica.