Una visione dinamica e relazionale

Un confronto
tunnel di alberi

Nella meditazione seduta e nella meditazione camminata si pratica l’ascolto e l’osservazione. Si sviluppa la capacità di stare con le proprie sensazioni nel loro percorso espressivo, seguirle come osservatori partecipi, diventarne dei testimoni consapevoli assecondando il processo in atto fatto da dinamiche interne. L’universo psico-corporeo si esprime continuamente nella meditazione attraverso pensieri, gesti, irrequietezza, controllo, emozioni, stati d’animo e tanto, tanto altro.

Una via occidentale che sviluppa questo tipo di ascolto è quella degli esercizi psicocorporei di origine bioenergetica. Si tratta di un percorso dinamico per allenare le capacità di attenzione e integrazione corporea della persona, per riconoscere limiti, blocchi, dolori, resistenze e i loro messaggi.

Utilizzare il movimento per sentire, porta con più facilità all’ascolto mentre, esprimere, purifica e allenta la tensione. Possiamo arricchire la camminata inserendovi il concetto di grounding meditativo. Esse sono entrambe vie dinamiche di meditazione in cui si pratica la consapevolezza nel movimento. I movimenti volontari del camminare aprono anche altre vie di osservazione, molto diverse rispetto a quelle dei movimenti involontari che accadono durante la meditazione seduta.

L’universo dinamico

Muovere il corpo nello spazio produce dinamiche interne in relazione all’esterno. Abbiamo più stimoli sensoriali rispetto alla meditazione seduta che generalmente compiamo in un ambiente chiuso; possiamo sentire l’aria sulla pelle, i suoni, gli odori, stimoli che accrescono il processo di esplorazione di sé e di consapevolezza.

Inoltre nello spazio utilizziamo i recettori propriocettivi.
Con la propriocezione percepiamo e riconosciamo la posizione e il movimento del corpo nello spazio senza l’uso della vista riconoscendo lo stato di tensione dei muscoli. Ci possiamo accorgere di avere movimenti meccanici che, sovente si accompagnano a una distrazione mentale e a un flusso di pensieri, provenienti da tensioni croniche; perdita di equilibrio che fa scattare immediatamente l’attenzione ma anche tensioni compensatorie; manifestazioni di un certo sforzo o rigidità; respirazione superficiale.

Da un punto di vista emotivo, le tensioni possono originare da vissuti, spesso inconsapevoli, di insicurezza, di ansia, di inadeguatezza, di paura, di sfiducia o precarietà e altro ancora. Nuclei emozionali che sono racchiusi nelle contrazioni e vengono espressi solo a livello corporeo. Noi siamo un universo dinamico e non possiamo mettere il tasto ‘pausa’ per ascoltarci. E’ necessario fluire insieme alle nostre sensazioni diventandone osservatori partecipi. Perdere l’equilibrio in un punto della camminata, appoggiare il piede in un certo modo, essere troppo veloci o troppo lenti, avere movimenti rigidi, diventano ‘gesti’ rivelatori di un modo d’essere

Radicarsi camminando

Il concetto di ‘grounding’ è molto vasto. Dal punto di vista corporeo significa portare l’attenzione a come si appoggiano i ‘piedi per terra’ percependo anche il proprio peso corporeo. L’incontro tra i nostri piedi e la Terra rivela molto della propria storia personale. La relazione nasce dal contatto tra i piedi e la Terra, intesa simbolicamente come ‘Madre Terra’. Le informazioni che ricaviamo ci guidano nella comprensione del nostro modo di stare al mondo.

Durante la camminata non siamo in un ambito terapeutico o in una classe di esercizi, ma non ci troviamo neppure in una condizione abituale, entriamo in uno spazio di ascolto da cui trarre, autonomamente, molte informazioni e considerazioni su di sé ‘semplicemente’ osservando i propri passi.

Ecco tre aspetti importanti:

  1. Ascolto ogni minimo movimento del piede nel processo di relazione dinamica con la terra nelle sue tre fasi di: incontro, stabilità e separazione.
  2. Lascio scendere il peso corporeo verso il basso tenendo sempre le ginocchia leggermente flesse.
  3. Respiro dalla bocca e tengo la mandibola rilassata. Espiro quando appoggio il piede e scendo in
    una relazione piena, inspiro quando stacco e mi allontano.
Conclusioni

Il radicamento ci porta ad essere autentici e ad agire assumendo noi stessi come unico centro. Diventare interiormente silenziosi di fronte a ciò che accade, calmi, sia nel movimento che nella posizione che assumiamo, lasciando che tutto accada spontaneamente rende la via efficace..