Le mie nuove parole
Riscrivere
Raccontare la realtà inevitabilmente genera la scrittura della propria biografia. Narrare può rivelare il senso delle esperienze vissute, entrare in ciò che non conoscevo in anticipo come ci dice Annie Ernaux, scostare dei veli che si moltiplicano senza sosta. Il pensiero narrativo sostiene il racconto di sé affiancando quello logico-paradigmatico. Utilizzare la ri-scrittura della propria biografia o alcune parti di essa, può rappresentare un significativo aiuto per il proprio benessere psicologico. Rivisitare la propria storia attraverso racconti interpersonali e intersoggettivi aiuta a comprendere meglio sia il bisogno di raccontarsi che le modalità del pensiero narrativo. Questo fa capire come sia fondamentale la narrazione nel determinare i vissuti derivati dalle esperienze. La ri-scrittura può arrivare a modificare degli atteggiamenti nei confronti della realtà, cambiare dei comportamenti o vissuti scaturiti da ripetizioni di narrazioni mentali.
Radicarsi nelle parole
Ci viene più facile pensare che siano i fatti a calarci nelle situazioni, più insolito e difficile è credere che le parole possano spalancarci nuove realtà. Attribuire significato alle esperienze diventa un ponte di collegamento tra la situazione vissuta e la mente. Ma occorre dire che non vi può essere una descrizione e una attribuzione di significato oggettiva. Persino la descrizione di un oggetto, qualcosa di concreto e reale, non può sottrarsi a questa ‘legge’, caratteristiche e dettagli verrebbero presi in esame in modo soggettivo.
Ancora più complicato diventerebbe la descrizione di fatti accaduti nel tempo, concetti astratti, componenti dinamiche che creano le storie. Nelle ricerche cognitiviste, l’individuo conosce la realtà sulla base delle proprie motivazioni. Più i bisogni e le conoscenze pregresse si ampliano, più le motivazioni aumentano e più si formano categorie mentali che costituiscono le vere e proprie ‘strategie cognitive’ (set cognitivo). Una stessa esperienza può essere descritta diversamente, da molteplici punti di vista, ogni interpretazione origina atteggiamenti psicologici differenti. Può accadere che ci sia una ‘fissazione’ a un tema dominante, a un’unica lettura dei fatti, e attorno a quel tema si costruisce la propria vita mentale. E così si viene a creare un nodo che porta alla ripetizione, alla sofferenza, alla mancanza di progettazione futura. Diventa un blocco, una tensione cronica a livello mentale. Riscrivere, rivisitando quel nodo, potremmo paragonarlo all’esecuzione di un esercizio fisico bioenergetico, un modo per conoscere, allentare e infine sciogliere quella tensione.
Riconoscere l’immagine interiore di se stessi è il primo passo verso la costruzione di nuove prospettive. La ri-scrittura può sbloccare il nodo, la fissità, riorganizzando le componenti della storia creando nuove immagini e percezioni di sé. Radicarsi nelle parole è raggiungere un atteggiamento di ‘grounding narrativo’. Riscrivere rimettendo in gioco e in dubbio le interpretazioni usate, quelle che hanno creato il blocco, può creare un nuovo flusso narrativo che scioglie la visione cronicizzata. Da una posizione di ‘grounding’ si può conquistare una nuova versione della stessa storia. La storia alternativa diventa un momento cruciale per acquisire una prospettiva diversa che originerà il cambiamento. La nuova versione non deve contenere uno strappo dal passato ma creare un nuovo equilibrio, una posizione che permetta un contatto con il passato e un nuovo passo verso il futuro.
Osservatore partecipe
Il radicamento ci porta ad una maggiore autenticità e ad agire assumendo noi stessi come centro. Toglie dalla passività introducendo elementi di responsabilità. La condizione di narrazione migliora assumendo questa posizione di testimone consapevole e partecipe. Assumere una certa distanza dal problema serve per non sentirsi colpevoli, vittime da salvare, eroi e altro ancora. Serve per conquistare una visione neutrale interna che cercherà la soluzione, portando il problema come oggetto esterno da osservare. Essere testimoni toglie l’identificazione con il problema, lo rende esterno, questo allontanamento riduce la tensione e la pressione.
Una eccessiva vicinanza emotiva rende miopi mentre la distanza facilita la possibilità di trovare altre soluzioni. Ecco che poter narrare nuovamente la propria storia con una posizione da testimone partecipe, apre a nuove angolazione mai viste o considerate precedentemente, e tutto ciò induce al cambiamento.
Le mie nuove parole
Vedere il problema con una certa distanza osservandone le caratteristiche come fatti esterni, dalla posizione di testimone, alleggerisce le tensioni e toglie il blocco, inoltre crea la possibilità di inaspettate prospettive e nuove parole. Riscrivere un episodio più volte, in più momenti, lo mette in luce in modi differenti e con parole diverse. Il momento di ri-scrittura è un momento di contatto, di ascolto ed espressione di sé. Un ascolto che conduce in un’aisthesis fondamentalmente ricettiva. Un ‘luogo’ che il metodo della Biocretività Energetica ricerca come fonte di ispirazione, di evoluzione e di cambiamento, uno stato di profonda conoscenza in cui la ricettività è totale e completa.
Il percorso Autobiografico che affonda le radici nella metodologia della Biocreatività Energetica, usa prevalentemente il canale linguistico narrativo, ma per meglio avvicinare il mondo immaginativo e creativo della persona, può accompagnare la scrittura con tecniche grafiche o pittoriche, fotografiche, plastiche, oggetti trovati e della memoria, costruendo delle composizioni che arrivino a creare e narrare le storie personali in forme libere. Canali narrativi dati da capacità o curiosità esplorative individuali. Nuove tecniche e anche nuove parole possono svelare nuove prospettive. Anche l’apporto corporeo guidato, con movimenti o esercizi di origine bioenergetica, può aiutare a sbloccare la fissità di uno schema mentale e di un nodo narrativo.
L’espressione creativa e la ri-scrittura non possono essere guidate, ma è il gesto stesso che contiene il sollievo e la risoluzione del problema Le metodologie della Biocreatività Energetica sono finalizzate a sciogliere blocchi per poter risvegliare energie creative e quindi lasciar scaturire una espressività libera e spontanea.