Stare nel presente
Osservare il presente ed entrare nel presente è indispensabile per creare consapevolezza e praticare la consapevolezza. E il presente in questi giorni ci parla con forza e ci obbliga a guardarlo con occhi diversi e con maggiore attenzione. Una accurata osservazione ci può insegnare cose nuove.
In questi anni, è aumentata l’abitudine nel nostro linguaggio di dire: ‘osservare il momento presente’ ma molto spesso non lo facciamo o non abbastanza in profondità. L’osservazione deve essere profonda per comprendere l’accadere del momento presente e priva di pregiudizi o condizionamenti.
Quante cose possono sviare o filtrare l’osservare: la paura, l’ansia, la sottovalutazione o la sopravvalutazione, non sentirci minacciati o troppo minacciati. Osserviamo le nostre reazioni, emozioni, stati d’animo e pensieri.
Durante l’esperienza bioenergetica sviluppiamo l’osservazione e il corpo ci guida in questo.
Grazie alle tensioni, alla percezione e al dolore, capiamo il nostro stato e anche la possibilità di sciogliere e allentare blocchi. Poi inconsapevolmente ci accorgiamo che anche il nostro stato d’animo si è modificato, dico inconsapevolmente perché capire quella trasformazione mentre accade è difficile, ce ne accorgiamo alla fine di tutto il percorso corporeo. Il nostro stato d’animo ci sfugge mentre la sofferenza è più tangibile.
Ora la nostra osservazione deve rivolgersi a ciò che è invisibile e difficilmente percepibile. Quindi osserviamo con più acutezza e attenzione, portiamo i sensi oltre la soglia del sensibile.
La risposta emotiva e mentale che diamo a questa situazione anomala e nuova è osservabile e deve essere compresa.
Sviluppiamo la ‘via di mezzo’, l’equilibrio, anche il buon senso. Non deprimiamoci e non disperiamoci, ma osserviamoci e osserviamo. Accogliamo amorevolmente le nostre fragilità e gioiamo delle nostre risorse e resistenze.
Stiamo nel presente che ci offre tante opportunità di conoscenza, osserviamolo e osserviamoci.
Connessione e contatto
La connessione è un aspetto che la situazione che stiamo vivendo offre e su cui è necessario riflettere.
Da quando il mondo tecnologico è entrato nella nostra vita è entrata anche la situazione e la parola connessione.
Normalmente parliamo di contatto tra umani e connessioni tecnologiche. La parola ‘connessione’ è ormai di uso comune ed è entrata nel nostro linguaggio. Vi sono connessioni internet, radiomobile, wireless, satellitari, remota.
Il mondo della tecnologia ci dice che le connessioni sono immateriali, sono una rete invisibile ma esistono e sono reali.
Durante un laboratorio d’esercizi, siamo in contatto, usiamo i nostri sensi per percepire l’altro. Ascoltiamo, osserviamo uno sguardo, una posizione, una postura…
Nel nostro quotidiano usiamo i sensi per percepire l’ambiente. Abbiamo i parametri di una vicinanza reale. Ma ora occorre una comprensione più profonda.
Cerchiamo di non guardare all’immateriale come a qualcosa di negativo che ci toglie contatto e relazioni, ma come qualcosa che ci chiede un’altra conoscenza. Una conoscenza che si deve integrare a quella concreta del gesto.
Dobbiamo sviluppare una percezione verso ciò che è più sottile, invisibile. La minaccia di un virus è invisibile. Siamo connessi a reti invisibili. Il mondo ci porta verso dimensioni diverse da quelle materiali e concrete a cui siamo abituati.
Entrare nell’immateriale chiede un radicamento nella situazione, per non decollare e perdere contatto con la realtà. Un radicamento nella visione profonda. Un radicamento maggiore nella consapevolezza che diventa una coscienza illimitata.
Il virus ci rivela quanto siamo interconnessi, la reciprocità, il senso di appartenenza, che dobbiamo prenderci cura anche di ciò che non appartiene al nostro ambiente ristretto, che tutto quello che facciamo ha un’eco su ogni cosa del pianeta. Una grande responsabilità ma anche la possibilità di sentirci umanità.
La connessione ci indica i nostri percorsi immateriali, ci dice che occorre dare attenzione a quei percorsi. Percorsi non tracciabili su mappe e istantanei, fuori dallo spazio e dal tempo come li conosciamo.
Ora riporto l’attenzione a quei momenti nel gruppo in cui sentiamo scorrere energia. In cui percepiamo quel flusso immateriale di energia che creiamo e convogliamo. Sappiamo in quel momento di essere connessi uno all’altro e di permettere all’energia di scorrere.
Quindi anche se siamo chiusi in casa, sentiamoci connessi alle persone importanti della nostra vita, al nostro gruppo, e poi allarghiamo gli orizzonti e sentiamoci connessi al pianeta. Non vi è depressione e isolamento in questo, anzi, sviluppiamo un’atteggiamento e un’intenzione diversi.
Usiamo le nostre sottili percezioni per aiutarci e sostenerci, teniamo a bada i nostri pensieri, sopratutto quelli che possono deprimere il nostro sistema immunitario e quello collettivo.
Non chiudiamoci ma apriamoci oltre il sensibile.
Sosteniamo con riconoscenza tutti i medici che ci stanno aiutando, i ricercatori, il personale e le persone coinvolte e quelle più spaventate.
La luce dissolve le tenebre e le paure.